Venerdì 1 Dicembre ore 21 al Laboratorio Falkatraz, via Leopardi 5b zona Galleria Falconara
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Interverranno:
– 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗕𝗶𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲𝘁𝘁𝗶
/ Tornata a Settembre dal suo ultimo viaggio in Palestina, cooperante nei territori occupati dal 2006, co-fondatrice Artlab /
– 𝗔𝗵𝗲𝗱 𝗜𝘇𝗵𝗶𝗺𝗮𝗻 (in collegamento da Gerusalemme)
/ Palestinese, artista visivo, co-fondatore di Artlab /
– 𝗔𝗯𝗱𝗲𝗹𝗿𝗮𝘇𝘇𝗮𝗾 𝗛𝗶𝗷𝗮𝘇𝗶 (in collegamento da Ramallah)
/ Palestinese di Hebron, co-fondatore di Creativity Lab /
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Durante la serata verranno proiettate foto e immagini inedite della Palestina
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Per fermare il genocidio, per spezzare l’assedio di Gaza, per la lotta di liberazione anticoloniale.
Dopo quasi due mesi dall’esacerbarsi del pluridecennale conflitto arabo israeliano reclamiamo non solo un immediato e concreto cessate il fuoco e l’apertura dei necessari corridoi umanitari per il lager a cielo aperto di Gaza, ma anche la fine dell’occupazione dei territori palestinesi, l’accettazione del loro diritto all’autodeterminazione come popolo libero ed eguale, la fine del regime colonialistico e di apartheid dell’integralismo di Netanyahu e delle elites occidentali che lo sostengono.
Rigettiamo la narrazione massmediatica e istituzionale che narra di una guerra che ha avuto inizio lo scorso 7 ottobre, occultando una memoria storica che affonda le proprie radici nei conflitti del Medioriente di oltre settant’anni fa e nelle contraddizioni coloniali e neocoloniali ancora drammaticamente aperte.
Condanniamo sempre e comunque l’uccisione e il ferimento di civili inermi, come ogni forma di integralismo religioso o meno, da ogni parte provenga (non escluso quello sovranista nazionalpopolare nostrano…).
Eppure dal 7 ottobre la questione palestinese è tornata al centro della scena internazionale.
Quello che abbiamo di fronte oggi è il tragico risultato di decenni di oppressione militare verso il popolo palestinese, con il governo israeliano che continua a sottrarre terre e risorse. Non ci si può aspettare che i palestinesi continuino a subire e ad accettare questo status quo come destino ineluttabile, arrendendosi di fronte alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.
Alla geopolitica da salotto, alla complice equidistanza, allo sterile pacifismo con i quali dalla nostra comfort zone occidentale giudichiamo quello che è giusto e quanto deplorevole, preferiamo l’indagine diretta, il continuo interrogarci, l’immersione nelle contraddizioni, l’ascolto e il confronto con le persone in carne ed ossa che vivono in quei territori e cooperano con quelle comunità.
Egualmente sull’onda delle mobilitazioni radicali in solidarietà alla resistenza palestinese che si stanno dando ovunque nel mondo fino in Italia e nelle Marche, passando per Ancona Macerata e Pesaro, constatiamo il protagonismo di nuove generazioni meticce, che non si dividono sulle provenienze scritte nel passaporto ma si accomunano nella rivendicazione di giustizia globale e sociale, oltre i formalismi di una democrazia e di uno stato di diritto sempre più sterili e svuotati di sens
Free Palestine No Justice No Peace
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