‘‘La green economy non è una delle scelte possibili ma è l'unico modello praticabile per i prossimi anni”.
Dichiarazione perentoria e inequivocabile quella del Ministro dell'Ambienta Prestigiacomo. Peccato sia la sua.
Peccato provenga cioè da un Ministro del governo Berlusconi indagato per peculato: pare abbia utilizzato la carta di credito del dicastero per spensierati shopping tra capi di Armani e pellicce.
Quindi più probabilmente una delle tante frasi fatte che stanno bene nei vertici dei benpensanti, da contraddire immediatamente dopo nella realtà dei fatti. I partecipanti al convegno ‘Verso Copenaghen: come cambia il clima' svoltosi a Roma in Campidoglio nel settembre scorso sembrava un covo di ambientalisti radicali, invece erano le solite serpi.
Pochi giorni prima infatti, dallo stesso ministero presieduto dalla Prestigiacomo veniva sottoscritto il decreto di VIA (valutazione d'impatto ambientale) che dava il beneplacito alla costruzione delle megacentrali api da 580 mw (scarica il documento 17 mb). Altro che fotovoltaico ed energia pulita. La vicenda, anche a livello istituzionale non è ancora chiusa, visto il diniego della Regione Marche ribadito oggi come nel parere tecnico inviato nel dicembre scorso all'interno della procedura di VIA. Mentre si avvicina la campagna elettorale per le regionali appare chiaro come il piano energetico regionale che non prevede megaimpianti ma una loro delocalizzazione e diffusione sul territorio, resti l'ultimo baluardo di una politica alternativa alla devastazione ambientale e alla conservazione degli interessi corporativi e affaristici della destra.
Intanto sette associazioni falconaresi hanno inviato una diffida al Ministro Prestigiacomo (oltre che a Berlusconi, Letta e Scajola) nell'avallare ogni forma di autorizzazione delle nuove centrali Api, causa la reiterata violazione della Legge Seveso da parte dell'azienda (D.lgs.334/99), come già in modo bipartisan avevano diffidato il precedente governo di centrosinistra (nelle figure di Pecoraro Scanio e Bersani)…
Mentre da Messina a Sumatra, se ce ne fosse bisogno, i fatti riportano all'ordine del giorno l'urgenza della crisi ambientale e climatica, si avvicina la Conferenza Onu sul clima del prossimo dicembre a Copenaghen, dove a pochi anni dallo scadere del protocollo di Kyoto e dalla scarsa applicazione dei suoi dettami, si dovrà ratificare l'impotenza e l'irresponsabilità dei global leaders e dell'economia globale.
L'appuntamento di Copenaghen è però sentito con preoccupazione e senso di impreparazione dall'establishment politico-affaristico globale, vista l'evidenza e la pesantezza della crisi.
I movimenti non staranno a guardare. Già il 26 settembre scorso una fitta rete di realtà e attivisti danesi hanno sanzionato con un'azione di disobbedienza civile la centrale elettrica a carbone della Vattenfall proprio a Copenaghen. La centrale è stata assediata e invasa. 150 gli arresti.
Il vertice sul clima COP15 non sarà un apasseggiata: la crisi gliela faremo pagare…
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