NO A CIE, RONDE E ORDINANZE SECURITARIE A FALCONARA

PER UNA FALCONARA VERAMENTE “SICURA” E ACCOGLIENTE

NO A CIE (EX-CPT), RONDE E ORDINANZE SECURITARIE…

Come cittadini e associazioni che si impegnano quotidianamente nel sociale e nell'accoglienza, crediamo che le norme del “pacchetto sicurezza” rispondano in modo fuorviante e deviato ad un bisogno pur legittimo di sicurezza sociale.

In particolare l’apertura (più o meno prossima) di un Cie (Centro di Identificazione e Espulsione), al di là delle ben note questioni di carattere umanitario che ne conseguono (per noi sempre prioritarie), e della presumibile “militarizzazione” del territorio che la sua apertura a Falconara comporterebbe, gli episodi drammatici di disordine pubblico verificatisi a Lampedusa come altrove, potrebbero essere la norma e il futuro che si vorrebbero imporre alla nostra Città. Altro che sicurezza…

Falconara è disposta ad accettare che ogni questione, ambientale o sociale, reale o inventata, debba essere dettata e risolta dall'alto, a prescindere dalla reale volontà e dal consenso della cittadinanza? E’ disposta ad accettare l’ennesimo scempio, degrado, fattore di crisi del territorio?...

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alcuni esempi di ordinanze creative a Falconara

Per questo associazioni e cittadini, espressione della società civile falconarese, hanno inteso costituirsi “in rete” per sollecitare un serio quanto urgente dibattito sulle modalità per costruire una città sicura e vivibile per tutti.

 

Una prima assemblea pubblica è prevista per

Giovedì 12 Marzo alle ore 21.30 presso il centro Pergoli –

Piazza Mazzini Falconara,

Ambasciata dei Diritti – Tenda di Abramo – Free Woman – L.H.A.S.A.- Lumumba Onlus – ANPI Falconara – CSA Kontatto – Comunità Bangladesh Falconara – Associazione Antidroga Falconarese Falconara Cricket Club – L'OndaVerde – Blu Pubblica Assistenza – L'orecchio di Van Gogh – Servizi di Strada Onlus

 

PER UNA FALCONARA VERAMENTE “SICURA” E ACCOGLIENTE

NO A CIE (EX-CPT), RONDE E ORDINANZE SECURITARIE…

Come cittadini e associazioni che si impegnano quotidianamente nel sociale e nell'accoglienza, crediamo che le norme del “pacchetto sicurezza” rispondano in modo fuorviante e deviato ad un bisogno pur legittimo di sicurezza sociale.

In particolare l’apertura (più o meno prossima) di un Cie (Centro di Identificazione e Espulsione), al di là delle ben note questioni di carattere umanitario che ne conseguono (per noi sempre prioritarie), e della presumibile “militarizzazione” del territorio che la sua apertura a Falconara comporterebbe, gli episodi drammatici di disordine pubblico verificatisi a Lampedusa come altrove, potrebbero essere la norma e il futuro che si vorrebbero imporre alla nostra Città. Altro che sicurezza…

Falconara è disposta ad accettare che ogni questione, ambientale o sociale, reale o inventata, debba essere dettata e risolta dall'alto, a prescindere dalla reale volontà e dal consenso della cittadinanza? E’ disposta ad accettare l’ennesimo scempio, degrado, fattore di crisi del territorio?

L'istituzione di un CIE, o CPT, è la punta dell'iceberg e la goccia che fa traboccare un vaso già colmo, ormai saturato dalle ordinanze antiprostituzione e antibivacco (trattati come meri problemi di decoro urbano e non questioni sociali) e da quelle già declamate e in via di definizione, come dalle dichiarazioni di prossima costituzione delle ronde, o dalle spettacolarizzazioni mediatiche dei “blitz anti-immigrazione”, insieme al clima diffuso di paura e intolleranza instillato in questi mesi nei cittadini di Falconara.

Partendo proprio dal nostro impegno quotidiano con le persone che si rivolgono alle nostre strutture crediamo che la legalità (anche per noi un valore importante) debba coniugarsi con la ricerca di percorsi di giustizia, assumendo il “bene dell’uomo” (di ogni uomo) come valore fondamentale e “bussola” che orienti le scelte.

Il lavoro sociale e culturale per la costruzione di una città vivibile per tutti è molto più difficile e complesso di interventi spot che cercano di “vendere” una sicurezza a basso costo dalla scarsa efficacia reale. I migranti, i diversi, i soggetti deboli stanno diventando il facile capro espiatorio per imporre un inedito, quanto pericoloso, ordinamento autoritario che lede e mette a rischio le libertà e i diritti di tutti, senza risolvere, anzi moltiplicando i problemi alla base di una reale e legittima richiesta di sicurezza proveniente da ambiti sociali differenti.

Non abbiamo bisogno di una sicurezza ideologica ed interessata a dividere e disgregare il tessuto sociale, ma di una sicurezza intesa come bene comune, che unisca e tuteli il territorio e quanti abitano,vivono, lavorano nella nostra città. Il degrado e l'insicurezza, a Falconara come altrove, colpiscono tutti i cittadini, a prescindere dalla loro provenienza e dal colore della loro pelle.

Per questo associazioni e cittadini, espressione della società civile falconarese, hanno inteso costituirsi “in rete” per sollecitare un serio quanto urgente dibattito sulle modalità per costruire una città sicura e vivibile per tutti.

 

Una prima assemblea pubblica è prevista per

Giovedì 12 Marzo alle ore 21.30 presso il centro Pergoli – Piazza Mazzini Falconara,

per programmare una campagna di informazione e sensibilizzazione verso la cittadinanza e proporre spazi di confronto con l’amministrazione comunale.

Ambasciata dei Diritti – Tenda di Abramo – Free Woman – L.H.A.S.A.- Lumumba Onlus – ANPI Falconara – CSA Kontatto – Comunità Bangladesh Falconara – Associazione Antidroga Falconarese – Falconara Cricket Club – L'OndaVerde – Blu Pubblica Assistenza – L'orecchio di Van Gogh – Servizi di Strada Onlus

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2 risposte a NO A CIE, RONDE E ORDINANZE SECURITARIE A FALCONARA

  1. amb scrive:

    Cosa sono i Cie ex Cpt:

    Istituiti nel 1998 dalla legge sull’immigrazione Turco Napolitano (art. 12 della legge 40/1998), i Centri di Permanenza Temporanea, oggi denominati Cie (Centri di identificazione ed espulsione) sono strutture detentive dove vengono reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno.
    Nascono in Italia dalla spinta dell’Europa di Shenghen e dalla volontà del Governo, allora c’era il centro sinistra, “di fare sul serio” nei confronti di un fenomeno che in qualche modo cominciava a generare instabilità tra le forze politiche avverse. In Europa il ricorso alla detenzione amministrativa è molto diffuso e la condizione degli stranieri varia a seconda dei paesi di permanenza.
    L’idea di “campo per stranieri” evoca in tutta Europa l’immagine di un luogo chiuso di controllo degli immigrati senza documenti, persone che rappresentano nell’immaginario collettivo “i nemici della società”. Il periodo massimo che gli stati europei in materia di permanenza temporanea hanno adottato è di 18 mesi ( Germania e Malta, quest’ultima c.d. “isola carcere”).
    In base all’art. 14 del T.U. 286/1998, come successivamente modificato dalla legge Bossi Fini (L 189/2002), il trattenimento nei CPT viene disposto dal Questore "quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento perché occorre procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di documenti per il viaggio, ovvero per l’indisponibilità di vettore o altro mezzo di trasporto idoneo".
    Il funzionamento dei CPT è di competenza del Prefetto, che affida i servizi di gestione della struttura a soggetti privati (cooperative, misericordia, croce rossa,…), responsabili del rapporto con i detenuti e del funzionamento materiale del centro. Le forze dell’ordine presidiano lo spazio esterno delle strutture e possono entrare nelle zone dove vivono i detenuti solo su richiesta degli enti gestori in casi eccezionali e di emergenza.

    Molte volte, come d’altronde è immaginabile dopo i recenti fatti di Lampedusa, le situazioni di emergenza diventano la regola per cui la presenza di forze dell’ordine all’interno del centro è costante.

    Ad amministratori di enti pubblici, giornalisti, operatori di organizzazioni per i diritti dell’uomo e garanti per i diritti delle persone detenute è vietato l’accesso ai Cpt, salvo alcuni casi che si verificano assai raramente. Solo deputati e senatori, previa autorizzazione prefettizia, possono visitare i CPT.
    A seguito della conversione in legge del d.l. n.92/08, oggi l. n.125/08 appunto, le parole: «centro di permanenza temporanea» ovvero: «centro di permanenza temporanea ed assistenza» sono sostituite, in generale, in tutte le disposizioni di legge o di regolamento, dalle seguenti: «centro di identificazione ed espulsione» quale nuova denominazione delle medesime strutture.
    I nuovi Cie vanno a sostituire/inglobare i centri di identificazione per i richiedenti asilo, per questo all’interno di essi andranno ad ammassarsi tipologie differenti di migranti che in ragione delle lungaggini burocratiche legate all’identificazione, saranno vessati rispetto ai diritti individuali che le determinate situazioni contemplano.
    .
    Con il “decreto sicurezza” n.11/09, il Governo ha disposto il limite di permanenza all’interno di un Cie fino a sei mesi, questo prolungamento è stato previsto solo per il cittadini extracomunitari.
    E’ un decreto legge che attende la sua legge di conversione e che è stato emanato sulla scia degli ultimi fatti accaduti relativi alle violenze sessuali: per questo risulta incomprensibile una norma in materia di prolungamento del periodo di detenzione in ragione di fatti che continuamente vengono attribuiti dalla politica e dai mass-media ai cittadini rumeni che dal 2007 sono cittadini comunitari, ergo non rientrano tra le categorie sottoponibili ai nuovi periodi di detenzione amministrativa.
    L’unica spiegazione che può darsi è la bocciatura in senato dell’art del ddl.n. 733 che prevedeva la permanenza fino a 18 mesi (limite massimo fissato dalla direttiva rimpatri dell’UE), fatto che ha spinto il Governo a non abbandonare la strada del prolungamento della detenzione ( che pur essendo diminuito è sempre molto più elevato rispetto ai 2 mesi precedenti) fino a reintrodurlo attraverso una decretazione d’urgenza che non interessava propriamente l’articolo in questione: come suol dirsi in questi casi, la norma esce dalla porta per rientrare dalla finestra.

    Prima dell’emanazione del pacchetto sicurezza in materia di immigrazione, come tutti ricordiamo, l’emergenza sicuritaria era sentita a tal punto che il governo decise di inviare l’esercito per le piazze e per quelle zone di concentramento umano che potessero divenire foriere di disordine pubblico. A questo proposito lo stesso Maroni decise di inviare l’esercito proprio presso i centri di permanenza temporanea, ma non solo, infatti i contingenti iniziarono a pattugliare persino i centri all’interno dei quali vengono “ricoverati” i richiedenti asilo.
    Infatti molti CIE sono presenti all'interno di "centri polifunzionali" che comprendono anche i CARA (centri di accoglienza per i richiedenti asilo) ed i CPA (centri di prima accoglienza)/ex-CID (centri di identificazione) per i richiedenti asilo, e dunque i militari fanno la guardia anche a donne e bambini, ed in generale a persone in attesa che venga riconosciuto il loro status di rifugiati o altro tipo di protezione internazionale. E solo questo può significare l'invio dell'esercito in città come Siracusa ed Agrigento, dove ancora non ci sono centri di detenzione, ma dove evidentemente il Governo intende introdurre nuove strutture di detenzione amministrativa anche per quanti sono in transito o ancora in attesa della prima identificazione, dopo lo sbarco o il salvataggio in mare.
    Si può già immaginare quali saranno le conseguenze della presenza dei militari, alcuni dei quali provenienti dai corpi speciali impegnati nella guerra in Afghanistan, nella vigilanza dei centri di detenzione. La misura comporterà una maggiore chiusura dei centri di detenzione rispetto all'esterno, in contrasto con le direttive comunitarie in materia di accoglienza e di procedure di asilo, appena attuate in Italia, ma ancora prive del regolamento di attuazione (Fulvio Vassallo Paleologo – Università di Palermo)

    I centri sorgono strategicamente in aree geografiche interessate dalla presenza di porti, aereoporti, autostrade, interporti, data la loro funzione di detenzione transitoria alla quale i migranti devono sottostare in ragione della loro identificazione, della loro espulsione, della richiesta di asilo in determinate condizioni.
    Per questo Falconara è stata definita un località idonea, per il porto di Ancona, per il suo Aereoporto civile e militare, per l’autostrada, la ferrovia e il vicino interporto. I mezzi di comunicazione infrastrutturali rappresentano il “migliore" elemento deflattivo dei flussi migratori che il nostro Paese non accetta, tutti quelli che non rientrano nelle quote del decreto flussi – che a sentire la Lega si pensa anche di sospendere per due anni, avviando una maxi procedura di clandestinizzazione che è già in atto con le ultime quote ristrette – e che vengono per motivi economici, perché cercano lavoro, tutti quelli che fuggono dalle persecuzioni, dalle guerre, perché richiedenti asilo ma che l’Italia, come molti altri paesi europei aderenti alla Convenzione di Ginevra per i rifugiati come la Grecia, non accetta e gestisce all’interno della categoria dei flussi misti che confonde le situazioni giuridiche individuali a danno dei diritti costituzionalmente garantiti, in primis il diritto di asilo (art 10 cost).

    Questi centri, secondo il Ministero dell’Interno, "si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle forze dell'ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari". Tuttavia molto spesso si ripercuotono fughe individuali e collettive, proprio durante i periodi in cui la manodopera a basso costo serve all’economia sommersa del posto, come a Cassibile in provincia di Siracusa durante le stagioni della raccolta delle arance.
    Proprio riguardo a questo aspetto i dati della Commissione De Mistura (istituita nel 2006 con decreto del Ministero dell’Interno) ci parlano di cifre reali:
    nel 2004, il tot dei transitati nei Cpt sono 16.605, quelli rimpatriati 8.943 (il 53,86%);
    nel 2005, il tot dei transitati nei Cpt sono 16.163, quelli rimpatriati 11.087 (il 69,59%);
    nel 2006, il tot dei transitati nei Cpt sono 5.666, quelli rimpatriati 3.489 (il 61,58%) – fino al 30 giugno.
    Coloro che non vengono espulsi materialmente e che per quegli anni hanno attraversato i Cpt, hanno richiesto asilo, sono stati dimessi poiché non identificati allo scadere dei termini, sono scappati, non hanno ricevuto convalida da parte dell’ A.G., sono stati dimessi per motivi di salute o per gravidanza o una sanatoria, sono stati arrestati all’interno del centro o purtroppo sono deceduti.
    Tutto questo per dire cosa? I Cpt-Cie non sono neanche utili ed efficaci ai fini della funzione che per legge devono espletare: hanno da sempre avuto un valore simbolico, sono un mezzo per far dire alla politica che “si fa sul serio” attraverso un pompaggio mediatico delle invasioni migratorie che garantisce paura e consenso politico. Ma non solo. Questi centri producono clandestinità, che in termini economici vuol dire lavoro e che in termini sociali vuol dire sfruttamento.

    Falconara diventerà la meta forzata dei migranti che vengono dall’Afghanistan, dall’Iraq, dalla Palestina, dal Kurdistan, ma anche dall’Africa del Marocco, della Tunisia, dell’Eritrea, dell’Etiopia e via dicendo..; la polizia di frontiera del porto di Ancona che ogni giorno respinge i migranti in mare disprezzando i diritti di chi viene per richiedere e trovare protezione all’interno di uno “stato di diritto” firmatario della Convenzione per i rifugiati, tradurrà un gran flusso continuo di donne e uomini, ragazzi e minori all’interno del centro di identificazione ed espulsione.
    Dal nostro Aeroporto decolleranno i voli della vergogna che sono costati all’Italia aspre critiche e sanzioni dall’UE: le famigerate deportazioni o espulsioni di massa che il Governo ha promesso di non eseguire ma che invece si ripercuotono frequentemente quando si decide di fare piazza pulita, di “sfoltire” un po’ la presenza dei migranti nel territorio, saranno frequenti.
    Come possiamo riuscire a dimenticare che nell’ottobre 2005 il Governo Italiano a più riprese espulse 1100 migranti con voli charter verso la Libia. L’allora Ministro dell’interno Pisanu, sollecitato in Parlamento a dimostrare che non si trattasse di rimpatri collettivi (e quindi di deportazioni) dichiarò che non si trattava di rimpatri collettivi perché “le persone erano state tradotte negli aerei una alla volta”.
    L’Italia, per questo, è stata più volte richiamata dalla corte europea di Strasburgo per le espulsioni di massa eseguite a più riprese nell’ottobre 2005 e nel marzo 2006 direttamente da Lampedusa.

    E’ necessario comprendere l’alta possibilità che il nostro territorio, ospitando un Cie, potrebbe diventare complice di aberranti violazioni dei diritti umani.
    Tempo fà abbiamo paragonato la nostra città all’isola siciliana, ora col senno di poi denunciamo l’ipotesi di costruzione di un centro perché il nostro territorio diventerebbe anche peggio, data la centralità di Falconara dal punto di vista della rete di infrastrutture viarie aero-marittime, luogo di intreccio di mezzi di comunicazione e di transito coatto per tutti i migranti che proprio come merci, a Falconara, verrebbero trattati.
    Ambasciata dei diritti – Falconara Marittima

  2. xpasquale scrive:

    il Sindaco su giornale di oggi afferma che chi dorme in
    macchina e in roulotte crea "turbativa alla sicurezza urbana, allarme
    sociale foriero di possibili tensioni tra cittadini residenti ed occupanti
    degli autoveicoli, insicurezza nella cittadinanza e che comunque determinano
    lo scadimento della qualità urbana" (Cor. Adriatico).
    Ma da quando succede tutto questo? Sono tre anni, come minimo, che Pasquale
    (ribattezzato da me e i miei figli "il barbone di quartiere")dorme nella sua
    macchina sotto i nostri palazzi (abito al civico 14 di via L.da Vinci).
    Non mi sembra che il nostro quartire si senta insicuro o in pericolo.
    In quanto allo scadimento della qualità urbana ne farei pittosto una
    questione di cultura, e di opere pubbliche: in questa città non si fanno più
    eventi culturali importanti, non si sistemano più le strade, che con queste
    piogge sembrano la superficie lunare (domani devo cambiare gli
    ammortizzatori anteriori della mia Panda che ha due anni di vita), le
    panchine del centro sono da risistemare, il verde da ripulire, i sottopassi
    per il mare (tranne uno) inaccessibili ai disabili e scomodi per passeggini
    e carrozzelle e poi, per volerla fare breve, la questione API. Ah si!,
    questo si che è decoro urbano!!!!!
    Ma non si vergognano?
    Pasquale è sempre sorridente e colorato, coreografico con la sua macchina
    piena di giornali, non solo non ci fa danni, ma di certo non ne può fare
    alcuno alla nostra città. A danneggiarla ci pensano gli Amministratori
    Comunali: chi fa i "buffi", chi i patti con l'API e chi emette ordinanze di
    questo tipo.
    Se un problema può esserci, questo è di Pasquale: forse preferirebbe dormire
    in un comodo letto, in un appartamento.
    Elisabetta L.H.A.S.A.

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