365 giorni?!?

Un anno ha 365 giorni.
NO! Per i cittadini di Falconara Marittima non è così.
Per loro un anno ne ha 253 di giorni.
Perlomeno, il 2023 ne ha avuti 253. E sapete il perchè?
Perchè solo nel 2023 sono stati 112 (CENTODODICI!) i giorni ufficialmente dichiarati, tramite comunicati sul sito istituzionale del comune, durante i quali le attività della raffineria sono state tangibili alla popolazione.
112 giorni ufficiali, ai quali si sommano altre decine e decine di giorni che non rientrano negli avvisi (ben 24 solo nel 2023) che il comune ha diramato durante l’anno. In tutto questo non rientrano inoltre le comunicazioni delle classiche esercitazioni dell’ultimo Giovedì del mese.
I comunicati sono variopinti ed originali: i più titolano “Possibile visibilità della torcia” (ci confondono con le sinestesie; visibilità che puzzano tantissimo!), alcuni più coraggiosi ed arditi si azzardano a titolare “disservizio” o addirittura citano l’impronunciabile parola “esalazioni”.
A prescindere dalla magnitudo dei fenomeni e dei comunicati vorremmo invitare a riflettere, vorremmo che tutti assieme ci chiedessimo se tutto questo è normale:
112 giorni.
24 comunicazioni comunali.
1 giorno ogni 3 è stato interessato da comunicati e/o fenomeni.
Tutto questo solo nel 2023.
Tutto questo tenendo conto delle sole comunicazioni ufficiali.
Tutto questo, perché?

scarica e diffondi il PDF delle esalazioni 2023

Nell'augurarti un buon 2024, città di Falconara, non possiamo fare a meno di notare che il primo comunicato è già arrivato ed ha battuto sul tempo perfino la Befana: 3 Gennaio. Per 28 giorni. Il nostro 2024 ha già 337 giorni…

MA IL 27 GENNAIO POSSIAMO INVERTIRE LA ROTTA #fermiamoilDisastroambientale ore 15.30 corteo da Piazza Mazzini

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Falconara in assemblea #fermiamoilDisastroambientale

Venerdì 12 gennaio dalle ore 21 alla Galleria delle Idee di via Bixio 15/A vi invitiamo a condividere in assemblea contenuti e obbiettivi della manifestazione del 27 gennaio prossimo #fermiamoilDisastroambientale.
L’apertura del processo per Disastro ambientale verso la raffineria Api inchioda non solo l’azienda, ma un intero sistema di potere, alle proprie pesanti responsabilità e rende pubblica in tutta la sua complessità le conseguenze in termini di sicurezza, nonché sanitarie e ambientali, in cui è stato costretto questo territorio e le persone che lo abitano.
Le esalazioni di idrocarburi percepite e denunciate in questi anni da tante e tanti rappresentano l’effetto più manifesto, il campanello d’allarme, l’indicatore più visibile di cause e problematiche profonde e strutturali.
Disastro ambientale significa un’alterazione quasi irreversibile dell’ecosistema di un territorio rilevante ed esteso, per numero di persone esposte al rischio sanitario e per entità della contaminazione delle acque marine e di falda, dell’aria, del suolo e del sottosuolo.
Il pericolo per la pubblica incolumità rappresentato dal disastro ambientale è mitigabile solo con provvedimenti onerosi ed eccezionali.
Una serata insieme agli attivisti della Campagna nazionale Per il clima fuori dal fossile per mettere in evidenza come Falconara non sia un caso isolato e una questione locale, ma parte di un problema più generale, come di percorsi di mutuo soccorso e solidarietà tra comitati e realtà territoriali.
Ne parliamo in una prospettiva comparata con alcuni territori che hanno già attraversato simili dinamiche.
Oltre a Renato Di Nicola, in presenza, saranno collegati online Mattia Donadel dal Veneto, teatro del primo, storico processo per disastro ambientale del petrolchimico di Porto Marghera e Virginia Rondinelli che ci parlerà dell’ex-Ilva di Taranto e della lunga inchiesta “Ambiente svenduto”.
Ne parliamo con la consapevolezza che il 27 gennaio dovremo andare tutti insieme oltre noi stessi, dando valore al meglio delle tante energie messe in campo in questi anni e facendo appello ad una mobilitazione popolare dove quello che conta davvero sarà il protagonismo e la presenza di tutti e di ciascuno, qui ed ora.
Non è più una questione “ambientalista”, tantomeno una manifestazione “politica”, ma un fatto di dignità, un atto di resistenza.
#fermiamoilDisastroambientale

 

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#fermiamoilDisastroambientale /3

#fermiamoilDisastroambientale /3 “In data 13/01/20 a fronte dell’ennesimo fenomeno di emissioni maleodoranti con conseguente inoltro di numerose segnalazioni da parte degli abitanti di Falconara, violando i doveri inerenti alle sue funzioni ed abusando della sua qualità, rivelava notizie d’ufficio che dovevano rimanere segreto, contattando telefonicamente Fxxxxxxxx Lxxxxxxxx e preannunciandogli l’imminente ispezione che sarebbe stata condotta dal personale Arpam…”
Chi controlla il controllore? Domanda pertinente e dal duplice senso: chi riveste la responsabilità dei monitoraggi ambientali e sanitari a chi risponde della sua nomina come del suo operato? e soprattutto costoro sono deputati a sorvegliare e inibire i responsabili di eventi nocivi e di contaminazioni ambientali oppure a disincentivare chi li denuncia e segnala? Tra le tante particolarità ed eccezionalità del processo per disastro ambientale della Raffineria Api evidenziamo come sia il primo che oltre ai vertici aziendali coinvolge anche e direttamente il personale della pubblica amministrazione, nello specifico i massimi livelli dell’ARPAM regionale. Mentre i cittadini chiamavano l’ufficio ambiente comunale, il numero verde predisposto, gli uffici Arpam, i vigili del fuoco, il Noe e forse il padreterno, dall’altra parte della cornetta altri controllavano i controllori: soffiate sulle ispezioni, promesse di fantomatici “posti di lavoro a Roma” a fine mandato, pressioni per la rimozione di personale scomodo all’interno di pubblici uffici, “ingiusto vantaggio patrimoniale” verso la discussa e malfunzionante app Odornet per le segnalazioni delle emissioni odorigene…e tanto, tanto altro ancora emerge dalle carte processuali. Che restano la punta di un iceberg di un sistema di potere capillare e radicato. Quanto altro è successo e succede oltre e fuori dalla portata dell’inchiesta Oro nero non è dato sapere, ma ce lo immaginiamo. Come non dimentichiamo altre illustri telefonate tra un allora sindaco oggi eminente politico regionale e un amministratore delegato di una nota azienda intenti a biasimare le proteste dei cittadini, da loro definite “teste di cazzo”…nulla qui di penalmente rilevante, solo un ingrediente che si aggiunge nel ben rappresentare questo sistema di potere che ci ha condotto verso il disastro ambientale

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27Gennaio24 #fermiamoilDisastroambientale

#fermiamoilDisastroambientale

Sabato 27 gennaio 15.30 Piazza Mazzini Falconara

L’11 aprile 2018 per settimane migliaia di persone furono lasciate esposte ad esalazioni incontrollate di benzene ed altre sostanze inquinanti a seguito della fuoriuscita di 15 mila metri cubi di petrolio greggio, dovuta all’inclinazione del tetto galleggiante di uno dei più grandi serbatoi d’Europa, il TK-61 dell’Api.

Nel maggio successivo, nonostante le tantissime manifestazioni di protesta e denuncia, ad ogni livello istituzionale, da quello governativo e ministeriale agli enti regionali e locali, tutte le forze politiche si resero responsabili del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale della Raffineria di Falconara.

A distanza di ben cinque anni da quegli eventi si apre oggi l’ennesimo processo verso Raffineria Api, che non riguarda però solo un evento specifico, un incidente più o meno rilevante, come spesso accaduto nel passato recente e non, ma una condizione di eccezionalità diventata norma, fino a rappresentare la quotidiana condanna per questo territorio, a suon di esalazioni e sversamenti.

L’indagine Oro Nero mette in luce come il modus operandi di fatto e il ciclo produttivo stesso del petrolchimico, votati costi quel che costi alla massimizzazione del profitto, con il complice immobilismo e lo speculare sostegno dell’establishment politico e amministrativo, siano accusati e responsabili del disastro ambientale in atto.

Agli acronimi quasi indecifrabili dei SIN (sito di interesse nazionale dal bonificare) o AERCA (area ad elevato rischio di crisi ambientale) che siamo stati costretti a conoscere negli anni, ora si impone una terminologia chiara e netta, oltre ogni ragionevole dubbio e compromesso.

Disastro ambientale prelude ad uno scenario di alterazione quasi irreversibile dell’ecosistema di un territorio rilevante ed esteso, per numero di persone esposte al rischio sanitario e per entità della contaminazione delle acque marine e di falda, dell’aria, del suolo e del sottosuolo.

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