Chiarezza sulle bonifiche all’interno del sito della raffineria che competono esclusivamente alla Società Api

Sulle bonifiche all’interno del sito della raffineria che competono esclusivamente alla Società Api chiediamo e ricerchiamo chiarezza, dall'amministrazione comunale fino ai ministeri competenti

COMUNICATO STAMPA 21 FEBBRAIO

L'ARTICOLO SU VIVERE ANCONA

In questi giorni di dolore che ha attraversato la nostra comunità abbiamo preferito il silenzio, posticipando alcune comunicazioni comunque doverose, viste anche le continue esalazioni che proseguono senza sosta.

Successivamente al presidio dello scorso 8 febbraio davanti al Comune in occasione della Commissione ambiente è avvenuto l’incontro con il Sindaco Stefania Signorini, come richiesto dai promotori di #fermiamoilDisastroambientale in occasione della manifestazione dello scorso 27 gennaio.

Si sono chiarite le rispettive posizioni e il Sindaco ha elencato gli incontri e tavoli promossi in queste settimane. Non si è dato però seguito alle proposte di collaborazione che abbiamo offerto per sostenere i percorsi istituzionali in corso.

L’amministrazione comunale non proporrà né la partecipazione di delegati di associazioni e comitati espressioni della cittadinanza attiva ai tavoli interistituzionali, né si farà portatrice della richiesta già avanzata di costituzione di parte civile del Ministero dell’ambiente e della Regione Marche al secondo processo appena apertosi verso la società Api per disastro ambientale ed altri reati.

A nostro avviso la Regione Marche ha un obbligo etico, oltreché politico, nel costituirsi parte civile, visto che un suo alto funzionario, l’ex direttore dell’ARPAM Marchetti, è accusato insieme a dirigenti di Raffineria Api, di reati contro la pubblica amministrazione, segnatamente i reati di abuso d'ufficio, rivelazione di segreti d'ufficio e istigazione alla corruzione.

Mentre il Ministero competente, oltre ai doveri costituzionali di salvaguardia dell’ambiente e della salute (ex art.9, 32 e 41), è l’unica pubblica istituzione che ha facoltà per legge (secondo il testo unico dell’ambiente) di agire in sede giudiziaria per richiedere il risarcimento dei danni ambientali subiti.

Oltre ai cronici ritardi sulle bonifiche pubbliche (degli oltre 3 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente per il Sin di Falconara nel lontano 2006, ad ora non ne sono stati spesi nemmeno un terzo…), abbiamo recentemente inviato una comunicazione formale a tutti gli enti competenti riguardo le bonifiche all’interno del sito della raffineria, che competono esclusivamente alla Società Api.

Questa è stata la terza proposta di collaborazione avanzata al Sindaco durante l’incontro.

Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Ancona nel processo per disastro ambientale non è stata violata solo, e in modo sistematico e reiterato, l’AIA (autorizzazione integrata ambientale) e la normativa vigente a tutela dell’ambiente, ma nello specifico anche il Decreto ministeriale nr.5258 del 23 settembre 2014 circa la reale efficacia della messa in sicurezza operativa e delle misure di bonifica delle acque e del suolo (MISO). Oltre la questione giudiziaria che farà il suo corso nei luoghi deputati, chiediamo e ricerchiamo chiarezza circa l’efficacia e il rispetto da parte di Raffineria Api delle misure di bonifica cui era tenuto da ormai dieci anni, o se ci siano state revisioni e integrazioni nel decreto ministeriale sopracitato. Su questo fatto dirimente che oltre al Sindaco, abbiamo presentato a tutti i consiglieri comunali, chiediamo si attivi il consiglio comunale, considerato il non interesse dell’amministrazione nel condividere questa nostra pressante richiesta.

Per quanto riguarda la rete dei promotori di #fermiamoilDisastroambientale proseguiremo nella mobilitazione, presidiando le prossime udienze processuali che ripartiranno ai primi di marzo, e successivamente portando la protesta direttamente verso gli interlocutori regionali e ministeriali.

Tale contaminazione era accertata sin da gennaio 2017, a seguito delle attività dì controllo delle matrici ambientali svolte dall’Arpam, che evidenziavano la non efficacia delle opere di MISO (barriera di emungimento) e quindi il non adeguato barrieramento delle acque contaminate. In particolare, un campione di acqua sotterranea prelevato dal Piezometro di controllo della MISO denominato “P276” ed ubicato al di fuori dell’area di proprietà della Raffineria API, evidenziava un valore di Idrocarburi Totali pari a 4.010 pg/I e quindi superiore, di oltre dieci volte, al limite normativo sancito dal D. Lgs. nr. 152/2006.”

Promotori #fermiamoilDisastroambientale Laboratorio Falkatraz Comitato Malaria Ondaverde Odv Campagna nazionale Per il clima fuori dal fossile

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