Esserci perché il Jobs Act insieme alle leggi fiscali, alla “buona scuola” e allo “sblocca Italia”, esprimono in termini compiuti l’attacco alle vite, ai diritti e ai territori.
Esserci per riprenderci lo sciopero, sottraendolo alla sua dimensione simbolica e testimoniale, riportandolo ad essere ciò che è; uno strumento atto a far male ai padroni, tramite il blocco e il sabotaggio della produzione e del profitto.
Esserci perchè ogni evento che attraversa l'esistenza di milioni di lavoratori e precari è, a prescindere da noi, parte della storia materiale della nostra quotidianità e dei nostri territori, quella stessa storia che non riusciamo mai a guardare dalla finestra ma che ci impone sempre di interrogarci sulle modalità attraverso le quali esserne parte attiva, conflittuale ed autonoma.
Esserci perché non abbiamo nulla da difendere, ma tutto da conquistare, a partire da un reddito sociale e da un salario minimo europeo. Sì, europeo, perché l’Europa – e non la U.E. – è lo spazio politico minimo in cui ricostruire cittadinanza, partecipazione e diritti. Questo andremo a dire il 18 marzo a Francoforte, quando le élite capitalistiche si riuniranno per festeggiare il nuovo grattacielo della BCE, e il 1 maggio a Milano, quando quel paradigma dello sfruttamento chiamato Expo2015, aprirà i battenti.
Esserci perché il passato e le sue sovrastrutture ormai sono una terra desolata e straniera.
Abbiamo solo un presente da sovvertire e un futuro da conquistare…
#Ancona12d – Lo spezzone precario dentro e oltre lo sciopero generale
Contro il Jobs Act. Per il reddito sociale e il salario minimo europeo.
Nella giornata di sciopero generale di venerdì 12 dicembre, come centri sociali delle Marche, anche noi scenderemo in piazza contro le politiche economiche, sociali e del lavoro del governo Renzi e dell'Unione Europea.
Lo faremo dando vita ad uno spezzone autonomo e indipendente nel corteo che attraverserà le strade di Ancona, perché non abbiamo alcuna nostalgia per quella concertazione tanto cara alle confederazioni sindacali e oggi disarticolata dal Presidente del Consiglio Renzi. La concertazione, infatti, non ha fatto altro negli ultimi vent'anni, che strappare i salari più bassi d'Europa in cambio della continua cessione di diritti e tutele da parte dei lavoratori.
Quello che ci interessa, invece, è ricomporre ciò che in questi anni – tanto nei nostri luoghi di lavoro che nei nostri quartieri – si sta cercando scientificamente di dividere. Ripartire da qui, dalla necessità di ricostruire legami sociali e di classe tra coloro che subiscono quotidianamente uno sfruttamento che ormai travalica i confini della prestazione lavorativa; da una radicale contrapposizione al dispositivo di comando che fa leva sulle paure, le incertezze e l'ansietà dei nostri tempi per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, tanto all'interno delle aziende quanto nelle strade delle nostre città, costruendo inimicizia al posto di solidarietà e complicità.
Solo in questo modo possiamo leggere il rigurgito di razzismi e intolleranze al quale stiamo assistendo in questi giorni. Le campagne xenofobe di Lega Nord, I neofascisti nelle nostre città, la caccia al migrante e al diverso, sono i fondamentali meccanismi per la difesa di uno status quo che si nutre di una guerra tra poveri, funzionale al mantenimento di quella oligarchia politco-economica che è responsabile della crisi e che su di essa ha lucrato.
Per questo motivo, quello che abbiamo intenzione di fare nella giornata dello sciopero generale del 12 dicembre è creare uno spazio comune di lotta e riconoscimento tra eguali là dove i padroni e i fascisti cercano di dividere innalzando muri ed egoismi. Uno spezzone precario di tutti coloro che oggi non possono essere rappresentati dalle classiche dimensioni organizzative sindacali e politiche, capace di dare parola ai senza voce che affollano il mercato del lavoro, agli invisibili che vivono le nostre città, alla massa di giovani senza occupazione e prospettive che stanno rendendo l'Italia, di nuovo, un paese di emigranti. Per farlo non possiamo che partire dall'organizzare e mettere in relazione e comunicazione quello che già la stragrande maggioranza di noi è: lavoratori e lavoratrici precarie, disoccupati, false partite Iva, lavoratori in nero, stagionali, studenti, inquilini sotto sfratto e occupanti di case.
Vogliamo essere chiari, i nemici, per noi, sono la BCE, i governi europei e le istituzioni statali che hanno abbandonato per decenni i cittadini e le periferie creando precarietà, umiliazione e desolazione, non i migranti, i profughi o i bambini rom; i nemici sono le banche, il sistema economico finanziario, la rendita, non il povero; i nemici sono la corruzione e il malaffare organizzato che vincolano tra loro Stato, mafia e imprenditoria spregiudicata distruggendo il nostro paese e depredandone le risorse, non i lavoratori garantiti o i pensionati.
Per questo il 12 dicembre scenderemo in piazza, per dire no alla definitiva cancellazione dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori e alla condizione di precarietà permanente e generalizzata per tutte e tutti operata dalla riforma del Jobs Act del governo Renzi; contro lo Sblocca Italia e l'idea che l'unica ripresa possibile debba coincidere, per l'ennesima volta, con una rapina legalizzata del territorio quando la vera grande opera dovrebbe essere fermare il dissesto idrogeologico che sta affossando le vite e speranze di migliaia di italiani da Nord a Sud; contro l'ennesimo processo di privatizzazione del nostro sistema di istruzione pubblica prodotto dalla riforma della "Buona scuola"; contro la criminalizzazione della povertà e delle lotte sociali per il diritto all'abitare fatta dall'art.5 del "Piano casa".
Quello che chiediamo è reddito sociale e salario minimo garantito quali immediati e diretti strumenti di solidarietà e ridistribuzione sociale della ricchezza all'interno dei nostri confini nazionali come anche a livello europeo. Si, europeo, perché questo è l'unico spazio politico possibile, l'unica vera alternativa immaginabile alle politiche di austerità e ai i diktat delle oligarchie finanziarie tanto quanto alla logica della guerra tra poveri prodotta dalle nostalgiche idee di un ritorno nazionalistico alle piccole patrie.
Di fronte all'attacco generalizzato alla dignità della vita di tutti noi, pensiamo che lo sciopero debba essere pienamente politico e sociale. Lo sciopero deve tornare ad essere quello che è: un danno ai padroni e al loro profitto. Per farlo non è più sufficiente astenersi dal lavoro – per chi può e per chi ce l'ha – ma occorre bloccare il flusso delle merci. Solo così si colpisce sia la produzione che il consumo e quindi il profitto.
Diamo appuntamento a tutte e tutti venerdì 12 dicembre ad Ancona, alle ore 09.00., in Corso Carlo Alberto, dietro lo striscione dello spezzone precario.
Casa de Nialtri (Ancona)
Ambasciata dei Diritti Marche
Ya Basta Marche
S.C.A. Tnt (Jesi)
S.C.A. Arvultùra (Senigallia)
C.S.A. Sisma (Macerata)
C.S.A. Jolly Roger (Civitanova Marche)
C.S.A. Kontatto (Falconara)
Lab Sociale Fabbri (Fabriano)
S.P.A. Squola (Pergola)
Spazio Autogestito Grizzly (Fano)
#IoNonLavoroGratisPerExpo Picchettate le agenzie Manpower
Bloccate le sedi Manpower ad Ancona, Pesaro, Fabriano, Civitanova Marche, Macerata. "Funerale precario" dei diritti e agenzie interinali sanzionate a Jesi #Ancona12d
Oramai lo leggete dappertutto, non c'è iniziativa istituzionale che non venga pubblicizzata con la frase : “Verso EXPO2015”.
A prima vista, per i più distratti, potrebbe sembrare una delle tante manifestazioni che l’EXPO sta organizzando, o contribuendo ad organizzare per dare un senso al suo slogan «Nutrire il pianeta. Energie per la vita». Ma cosa sta accadendo in realtà? Cosa c’è dietro questo meccanismo apparentemente virtuoso?
Accade che, come tutti i grandi eventi e le grandi opere, anche l’EXPO si sta dimostrando per quel che è: un meccanismo che porta devastazione ambientale, sfruttamento del lavoro, spreco di denaro pubblico, infiltrazioni mafiose e speculazioni finanziarie.
Quando si parla di Expo2015, si parla di ambiente, alimentazione, lavoro, speculazione edilizia, clientele economiche e politiche. Oggi, però, a pochi giorni dallo sciopero generale, ci interessa soffermarci sull'aspetto che riguarda il mercato del lavoro.
L’organizzazione dell’evento sta portando avanti una campagna di comunicazione a livello nazionale per cercare volontari. Avete capito bene, un evento che costerà 1.3 miliardi di euro (10 con le infrastrutture viarie create ad hoc) cerca giovani che lavoreranno GRATIS all’interno dell’EXPO (18 mila sono i giovani che andranno reclutati).
Inoltre, per “facilitare” l’utilizzo di manodopera precaria, in Lombardia si è estesa la possibilità di utilizzare contratti a tempo fino ad aprile 2016.
L’impressione è che quella dell’EXPO sia l’ennesima occasione per testare un ulteriore passo in avanti della precarizzazione del mondo del lavoro. L’ennesima scusa per ridurre diritti in virtù di meccanismi economici di “interesse nazionale”.
Un elemento simbolico ma significativo: Manpower (agenzia di lavoro interinale) risulta tra gli “Official Premium Partners”. Per essere più chiari, sarà la Manpower a gestire il reclutamento dei “volontari”, arricchendosi sull'umiliazione, sulla ricattabilità e lo sfruttamento di chi versa in condizione di povertà o comunque si trova in difficoltà economiche.
Ecco perché abbiamo scelto di picchettare in tutte le città delle Marche le agenzie della Manpower e lo abbiamo fatto oggi, a ridosso dello sciopero generale, perché il Jobs Act con la sua strutturazione e formalizzazione della precarietà e quindi dello sfruttamento, verrà, di fatto, applicato in termini compiuti proprio sulla pelle di tutti quei “lavoratori volontari” su cui si regge l'evento Expo2015.
Il 1 maggio 2015, infatti, saremo tutte e tutti a Milano per contestarne l'inaugurazione…