LA SEA AMBIENTE, IMPRESA SPECIALIZZATA NEL BUSINNESS DEI RIFIUTI, COLLOCATA IN UN CONFINE STRATEGICO TRA CAMERATA PICENA, FALCONARA E ANCONA, GIA' REA, ANCHE PENALMENTE, DI BUNEROSI INCIDENTI, FA ANCORA PARLARE DI SE'…E PER FORTUNA CHE, COME RECITA LA HOME DEL SUO SITO, LA SEA "DA OLTRE DIECI ANNI OPERA IN COLLABORAZIONE CON L'ISTITUTO IDRAULICA E INFRASTRUTTURE VIARIE DELLA FACOLTA' DI INGEGNERIA E POLITECNICO DELLE MARCHE", NONCHE' PER LA PROVINCIA DI ANCONA. I RISULTATI SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI. FALCONARA E LA ZONA DELL'AERCA STANNO DIVENTANDO, SEMPRE PIU', ZONA FRANCA DI DEVASTAZIONE AMBIENTALE PER RAPACI SENZASCRUPOLI DEI NUOVI BUSINNESS VERDI…
L'articolo del resto del carlino di gioved' 11-9-08
11.settembre 2008 NEL MIRINO LA SEA DI CAMERATA PICENA
Nube maleodarante getta tutti nel panico Centinaia di chiamate a polizia e vigili
Secondo l'Arpam, che ha condotto in nottata i primi rilievi, c'è stata una dispersione in aria di sostanze provenienti da rifiuti liquidi pericolosi dispersi nei bacini di contenimento dei serbatoi di stoccaggio
Camerata Picena (Ancona), 11 settembre 2008 – Nella tarda serata di ieri una nube maleodorante ha fatto scattare l'allarme tra la popolazione del circondario, che ha tempestato di chiamate i centralini dei vigili del fuoco e delle forze di polizia. La nube proveniva dalla Sea di Camerata Picena, l'azienda di trattamento dei rifiuti. Lo ha confermato l'Arpam, che ha condotto in nottata i primi rilievi.
Per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri del Noe di Ancona, c'è stata una dispersione in aria di sostanze odorigene provenienti da rifiuti liquidi pericolosi dispersi nei bacini di contenimento dei serbatoi di stoccaggio.
L'area e il deposito sono stati messi in sicurezza con l'ausilio dei vigili del fuoco. I tecnici del Dipartimento Arpam di Ancona, allertati dai vigili urbani di Falconara, dall'Asur e da alcuni abitanti di Castelferretti, hanno eseguito vari campionamenti sia dei rifiuti stoccati presso la Sea che dell'aria circostante. Le analisi sono ancora in corso presso il laboratorio del Servizio rifiuti-suolo del Dipartimento. Sono stati eseguiti inoltre rilievi strumentali nell'aria, che al momento evidenziano la presenza di idrocarburi, sostanze aromatiche e altre sostanze odorigene.
IL GLORIOSO PASSATO RECENTE DELLA SEA AMBIENTE
Emergenza alla Sea AmbienteAria irrespirabile per oregente in fuga dalla cittàe polemiche sulle informazioni
Reazione chimica in un impianto di rifiuti, a migliaia chiusi in casa tra Falconara e Camerata Picena
Nube di gas nocivi semina il panico nella notte
FALCONARA – Una serata d’angoscia, tappati in casa perché fuori l’aria è intossicata da qualcosa che raspa alla gola e toglie il respiro. Fa tossire, sa di cavolo bollito e irrita le mucose. Dà mal di pancia e brucia agli occhi come un concentrato di cipolle. Cosa? Per un paio di interminabili ore svariate migliaia di persone, tra Falconara e Camerata Picena, se lo domandano a vuoto, tempestando con centinaia di telefonate i centralini del pronto intervento e anche, in mancanza di risposte, le redazioni dei giornali. Si pensa a qualche sbuffo nauseabondo dall’Api, che mercoledì sera aveva diffuso uno sgradevole odore di idrocarburi, ma il colosso petrolchimico non c’entra assolutamente nulla, come accertano i vigili ambientali mandati di corsa dal sindaco Carletti in raffineria. A diffondere su un’area di una decina di chilometri un sottile vento urticante (tecnicamente una nube nociva irritante) sarebbe stata una reazione chimica incontrollata sprigionata verso l’ora di cena dal piazzale della Sea Ambiente di Camerata Picena, ditta specializzata nello smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi al confine con i comuni di Ancona e Falconara, proprio accanto all’autostrada A14. E’ lì, nella campagna di Saline, che dopo aver girato a lungo insieme a pattuglie di carabinieri, una squadra di vigili del fuoco specializzata in emergenze chimico-batteriologiche scopre verso le nove e mezzo la probabile origine di quel vento che ammorba l’aria rendendola irrespirabile.
Le ricerche si concentrano davanti a quel capannone, dove accorrono anche i tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente e i carabinieri del Nucleo operativo ecologico. L’aria lì attorno è irrespirabile e vengono distribuite mascherine per limitare il disagio. Usando dei rilevatori di sostanze tossiche, i vigili del fuoco del nucleo Nbcr concentrano l’attenzione su un bidone di circa un metro cubo dove giaceva calce ventilata, la base usata per neutralizzate le componenti tossiche dei rifiuti da trattare, e una sostanza acida di cui ancora non si conosce la natura. I vigili del fuoco l’hanno prelevato e chiuso in un container piombato, per evitare altre esalazioni.
Sono state controllate anche due vasche della capienza di 500 litri l’una in cui si trovava del materiale residuo da bonificare, come pure saranno esaminati alcuni campioni d’acqua prelevati dal fosso San Sebastiano, un rigagnolo che dalle Saline si riversa sull’Esino, per valutare se ci sono rischi di contaminazione delle acque del fiume. Solo con le analisi di laboratorio si scoprirà cosa c’era esattamente in quel bidone ed è probabile che intanto – forse già oggi – venga sottoposto a sequestro preventivo l’impianto, o parte di esso, che tratta e smaltisce rifiuti speciali, come fanghi industriali o altre sostanze da bonificare.
L’inchiesta dei carabinieri (sul posto c’era anche il comandante del Norm di Ancona Enzo Marinelli) cercherà di appurare le responsabilità di quella fuga di sostanze nocive. Sembra comunque assodato che sia scattata nel piazzale della Sea la reazione chimica indesiderata che ha tenuto chiuse in casa migliaia di persone, preoccupatissime per la mancanza di notizie precise e in preda a difficoltà di respirazione e malori. A Falconara i vigili urbani all’ora di cena hanno fatto circolare pattuglie con altoparlanti per invitare i cittadini a restare chiusi in casa tappando porte e finestre. "Ma poi nessuno ci ha più detto nulla – protestavano ieri sera decine di nostri lettori – e i centralini del Comune erano fuori uso". La mancanza di informazioni esauriente ha anche scatenato una psicosi che s’è diffusa in fretta. Ma al di là di qualche timore esagerato, la situazione a Falconara era davvero pesante e qualcuno, specie famiglie con bambini e donne incinte, s’è messo in auto allontanandosi dalla città.
Il dispositivo di Protezione civile intanto s’era attivato mettendo in pre-allerta tutte le Croci e pubbliche assistenze della provincia. Per fortuna non c’è stato bisogno di ricoverare nessuno, anche se le conseguenze delle irritazioni provocate alle vie respiratorie si valuteranno solo nelle prossime ore. "Non sappiamo con esattezza quali sostanze si sono sprigionate – dicevano ieri sera i vigili del fuoco -, ma sicuramente si tratta di qualcosa di irritante e nocivo". E verso mezzanotte, ancora, qualcuno chiamava al giornale. "Siamo di Falconara, sapete quando potremo uscire di casa?"
ALBERTO BIGNAMIE LORENZO SCONOCCHINI
Un esposto è stato inviato questa mattina dal primo cittadino di Falconara Marittima Giancarlo Carletti al sostituto procuratore Marco Belli, che si sta occupando delle esalazioni tossiche che la sera del 3 febbraio sono fuoriusciti dall’azienda che si occupa di raccolta, trasporto, e trattamento di rifiuti industriali.
«Visto che, a tutt' oggi, si legge nell' esposto – non risulta ancora di conoscere né il determinismo dei fatti, né i componenti della nube chimica, con grave preoccupazione dei cittadini e dell' amministrazione», il sindaco Carletti chiede che il magistrato a cui è assegnata l'indagine compia «il più approfondito sopralluogo nello stabilimento Sea di Camerata Picena, in collaborazione con i tecnici dell' Arpam e della Provincia di Ancona, al fine di verificare quanto accaduto, adottando, se ritenuto, tutti i provvedimenti immediati ed urgenti, perché il fenomeno non abbia a ripetersi e fornendo ufficialmente, attraverso la stampa e i mezzi di diffusione, ogni notizia relativa alle cause della formazione della nube chimica e agli elementi chimici componenti la stessa». Le stesse richieste che arrivano dai comitati di cittadini.
6 febbraio 2006
La Nuova Ecologia (Quotidiano di Legambiente)
E' passato più di un mese, ora si conoscono le cause ma non gli effetti
ANCONA – E l’azienda? Per ora la Sea Ambiente non commenta gli ultimi sviluppi dell’inchiesta. Ma sabato la ditta di Camerata Picena aveva affidato al suo legale, l’avvocato Massimo Gasparetti di Jesi, il compito di diffondere la sua versione dei fatti: "E’ stata solo la svista di un operaio – era questa la ricostruzione -, nessun malfunzionamento o qualcosa che non è andato durante la lavorazione". La sostanza che ha prodotto le esalazioni, secondo il legale della ditta, "poteva stare all’interno dell’azienda, la disattenzione di un dipendente l’ha messa a contatto con la calce".
L’operaio è stato sentito dai carabinieri. Intanto l’azienda ricorre al Tar per riprendere l’attività
Rogo alla Sea, indagato un dipendente cinese
ANCONA – Violazione del Decreto Ronchi sullo smaltimento dei rifiuti e getto pericoloso di cose. Sono i reati contestati dal pubblico ministero Paolo Gubinelli ad un dipendente cinese della ditta Sea di Camerata Picena, specializzata nello smaltimento di fanghi e rifiuti liquidi, da cui il 3 febbraio scorso si sprigionò una nube maleodorante di probabile origine chimica che creò panico e malori in vasta zona circostante. Tanto che alcune persone dovettero far ricorso alle cure del pronto soccorso. L’uomo, residente a Chiaravalle, è stato interrogato lo scorso 22 febbraio dai carabinieri del Noe, alla presenza del difensore, avv. Stefano Drago, dopo aver ricevuto un’ informazione di garanzia. Il cinese, che lavora regolarmente da cinque anni presso la Sea come operaio non qualificato, ha spiegato agli investigatori che quella sera aveva avuto l’incarico di ripulire il piazzale da alcuni sacchi di calce – utilizzata normalmente dall’azienda per i trattamenti – che però si erano rotti. Avrebbe quindi versato la calce raccolta in una cisternetta da un metro cubo, ritenendola, tratto in inganno anche dal buio, bonificata e quindi vuota. All’interno del contenitore invece erano rimasti residui di lavorazione, probabimente liquidi, che a contatto con la calce avrebbero dato origine alla nube maleodorante. Il dipendente avrebbe chiarito che l’operazione era del tutto estranea al ciclo di lavorazione. Sulla natura e concentrazione della nube intanto sono ancora in corso analisi da parte dell’Arpam. Il dipendente cinese è la terza persona indagata nella vicenda. Nell’immediatezza del fatto e in considerazione dei sequestri effettuati, erano stati tecnicamente indagati sia il rappresentante legale della ditta Alessandro Massi, sia il direttore tecnico Alessandro Balducci. L’azienda, intanto, tramite l’avvocato Cristiana Pesarini, sta preparando il ricordo al Tar contro la sospensione, decisa dalla Provincia, dell’autorizzazione a svolgere la propria attività.
Corriere Adriatico