Lo scorso maggio in una nutrita assemblea aperta ci siamo assunti la responsabilità di rendere pubblica la notizia della “due diligence” in corso per la futura vendita dell'intero asset del gruppo Ip-Api. Nel silenzio generale abbiamo lanciato un primo deciso campanello d'allarme per i possibili risvolti in termini ambientali, sanitari, occupazionali che coinvolgono l'intero territorio.
Diamo ora appuntamento a venerdì 26 settembre prossimo, per una seconda assemblea, che sia necessariamente informativa e di discussione, ma anche di rilancio di proposte e mobilitazioni.
C'è una cornice generale nuova che modifica l'esistente e va affrontata.
Oltre ogni legittimo interesse privatistico resta un altrettanto rilevante interesse pubblico per l'acquisizione di un asset strategico per l'autonomia e indipendenza energetica nazionale da parte di un gruppo estero con evidenti interessi economici e geopolitici propri.
Per questo già oltre tre mesi fa invitammo i rappresentanti istituzionali ad ogni livello, e le forze politiche oltre ogni colore, ad agire da subito e con urgenza, coinvolgendo il governo centrale e il contesto parlamentare.
Dalla partecipatissima assemblea di giovedì sera a Genova è stato lanciato lo sciopero generale ed il blocco del Paese contro il genocidio a Gaza per il 22 settembre. All’appello del Calp stanno rispondendo le città e i porti del Mar Mediterraneo e Adriatico. Nelle Marche rilanciamo per quella data il blocco del porto di Ancona. ASSEMBLEE TERRITORIALI ORGANIZZATIVE
Pubblicato inconflitti globali, General|Commenti disabilitati su ASSEMBLEA TERRITORIALE ORGANIZZATIVA verso il blocco del porto di Ancona in solidarietà con la #GlobalSumudFlotilla
Sono 64231 i palestinesi uccisi, 161583 i feriti, stando ai soli dati accertati, da ottobre 2023 2356 sono stati assassinati mentre tentavano di procurarsi del cibo 370 i morti per fame 500000 persone stanno soffrendo della devastante carestia a Gaza 248 i giornalisti uccisi, almeno 1400 gli operatori sanitari Più di 42000 sono gli sfollati a seguito delle demolizioni nella Cisgiordania occupata (*)
Il genocidio perpetrato dallo stato illegittimo di Israele prosegue in questi giorni con i bombardamenti a Gaza City e nel nord della Striscia, dove le forze della resistenza si oppongono con tenacia a qualsiasi tentativo di avanzata dell’esercito sionista occupante.
Sulle inchieste relative al traffico di armi – e materiale per esplosivi – fra Italia e Israele apparse su Altreconomia. A seguito di queste, l’autrice é stata oggetto di intimidazioni sioniste
É stata presentata la scorsa settimana l’ultima inchiesta realizzata dalla redazione di Altreconomia sul traffico di armi fra Italia e Israele. “Altro che Food for Gaza”, questo il titolo dell’approfondimento investigativo che rivela come, nonostante la sospensione delle nuove autorizzazioni, proseguano le esportazioni di materiale bellico destinate allo stato ebraico.
Secondo il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), istituto di ricerca internazionale, l’Italia è il terzo supplier di Israele nei settore della difesa, dopo Stati Uniti e Germania. Oltre all’export la partnership si realizza anche nell’import, in ambito militare e tecnologico; ultimo esempio l’acquisto, approvato lo scorso giugno dal Parlamento, di aerei spia modello Gulfstream G550 prodotti da Elta Systems/Israel Aerospace Industries.
Sebbene queste tipologie di forniture siano di frequente coperte da segreto, il lavoro di inchiesta indipendente ha permesso di svelare come, anche dopo l’ottobre 2023, siano proseguiti i rapporti di collaborazione con l’entità sionista, al contrario di quanto affermato dal governo, come dimostrato a proposito del supporto tecnico operativo offerto da Leonardo Spa.
L’inchiesta di Altreconomia ha rivelato come l’Italia abbia sostituito la Spagna nell’esportazione di nitrato di ammonio, materiale dual use, ma precursore per esplosivi e armi nucleari: 140 tonnellate di materiale detonante solo nel 2024, superando anche gli Usa.
Dal blocco e relativo sequestro del 4 febbraio scorso di 14 tonnellate di forgiati in ferro al porto di Ravenna, si è scoperto anche il canale illecito di componenti per cannoni fatti passare ad uso civile attraverso una triangolazione di società per sottrarsi ai controlli di legge sull’export di armamenti (il carico risultava appartenere alla ditta Valforge, estranea al settore difesa, per conto delle aziende Stamperia Mazzetti e Riganti). In precedenza altri quattro carichi erano transitati presso le dogane di Milano e Bologna, destinati alla Israel Military System Ltd, principale fornitrice dell’Idf, alla quale il governo israeliano aveva appena commissionato nuovi carri armati.
– Approfondiamo i contenuti dell’inchiesta con Linda Maggiori, una delle autrici, che è stata oggetto, insieme ad altri attivisti solidali con la causa palestinese, di intimidazioni sioniste dopo le rivelazioni sulla società italo-israeliana specializzata in cybersicurezza Tekapp. A loro e a Linda tutta la nostra vicinanza e solidarietà.
Pubblicato inconflitti globali, General|Contrassegnatofalkatraz|Commenti disabilitati su Italia partner del genocidio. Intervista a Linda Maggiori