Indagine Oro nero luglio 2022
"disastro ambientale, gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, getto pericoloso di cose, lesioni personali a carico di numerosi cittadini, delitti contro la pubblica amministrazione, violazione della normativa sulla gestione degli impianti a rischio di incidente rilevante…ripetute violazioni, sia delle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi, sia degli stessi dettami sanciti dalla specifica normativa di settore…con diffusione incontrollata e prolungata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l'ambiente e per l'uomo"
SosteniAMO#fermiamoildisastroambientale

In questa ultraventennale vertenza dal SIN ( Sito di Interesse Nazionale da bonificare) di Falconara al centro dell’exAERCA (Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale),
Sono tante le spese legali, processuali e materiali che stiamo affrontando per proseguire la mobilitazione dentro e fuori le aule di tribunale, insieme, nelle piazze e nelle assemblee
L’11 aprile 2018 per settimane migliaia di persone furono lasciate esposte ad esalazioni incontrollate di benzene ed altre sostanze inquinanti a seguito della fuoriuscita di 15 mila metri cubi di petrolio greggio, dovuta all’inclinazione del tetto galleggiante di uno dei più grandi serbatoi d’Europa, il TK-61 dell’Api.
Nel maggio successivo, nonostante le tantissime manifestazioni di protesta e denuncia, ad ogni livello istituzionale, da quello governativo e ministeriale agli enti regionali e locali, tutte le forze politiche si resero responsabili del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale della Raffineria di Falconara.
Nel luglio del 2022, a seguito delle centinaia di segnalazioni, esposti e denunce collettive, si è conclusa l’indagine Oro Nero da parte della Procura della Repubblica e del NOE di Ancona, e la scorsa estate la fase preliminare del processo giudiziario. L'anno seguente in occasione delle contestazioni davanti la raffineria per la (loro) celebrazione dei 90 del petrolchimico “insieme sulla stessa strada” dell'ottobre 2023, nasce il movimento #fermiamoildisastroambientale insieme al Comitato Mal'aria e L'Ondaverde ODV, i Centri sociali delle Marche e la Campagna nazionale Per il Clima Fuori dal fossile. E dopo la partecipatissima manifestazione del 27 gennaio 2024, il presidio davanti al Mase a Roma nel maggio successivo, la fine delle udienze preliminari e il definitivo rinvio a giudizio di luglio, le iniziative durante il G7 Salute di Ancona di ottobre, ma anche dopo uno stillicidio di incidenti "minori", emissioni "convogliate" e esalazioni "fuggitive" da idrocarburi, mattone dopo mattone, giorno dopo giorno, assemblea dopo assemblea, siamo giunti fino a qui, una scadenza definitiva, un punto di non ritorno, una sfida da vincere.
Da questo aprile 2025 partono le udienze che non solo accusano la Società API e i suoi vertici di disastro ambientale ed altri reati, ma che gettano luce su un intero sistema di potere che ha permesso tutto questo fino ad oggi.
Disastro ambientale prelude ad uno scenario di alterazione quasi irreversibile dell’ecosistema di un territorio rilevante ed esteso, per numero di persone esposte al rischio sanitario e per entità della contaminazione delle acque marine e di falda, dell’aria, del suolo e del sottosuolo, con caratteristiche permanenti e perduranti, a patto di ingenti investimenti e interventi legislativi eccezionali.
“Tali reiterate condotte, motivate dalla volontà di non compromettere l’attività produttiva, risparmiando gli ingenti costi per l’ispezione, la manutenzione e l’adeguamento dei serbatoi e degli impianti…concorrevano a generare un’alterazione delle matrici ambientali di varie aree della Raffineria e un processo di diffusione incontrollata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per l’uomo, in sintesi un quadro di disastro ambientale. In Falconara Marittima (Ancona) dall’anno 2017 al mese di giugno 2022, con effetti perduranti”
Indagine Oro nero luglio 2022
Oggi, nel punto di contraddizione ineludibile tra disastro ambientale locale e crisi climatica globale, questa grande mobilitazione vuole e può invertire la rotta:
- Verso la progressiva dismissione degli impianti della raffineria Api con un piano di bonifiche pubbliche, ma che preveda anche il concorso del privato secondo il principio “chi inquina paga”.
- Nell’immediato se, come evidente, la raffineria non è in grado di limitare il danno permanente inflitto, urge la sospensione temporanea delle sue attività, che reclamiamo nella responsabilizzazione di tutti gli organi competenti e implicati: dalla magistratura attraverso il sequestro degli impianti senza facoltà d’uso, all’amministrazione comunale con un’ordinanza per limitazione e tutela del rischio sanitario, alla Regione Marche e i Ministeri competenti attraverso la sospensione, in luogo dei suoi continui riesami (siamo al sesto tutt'ora in corso dal 2018 ad oggi…), dell’Autorizzazione integrata ambientale e la mera applicazione della legge ordinaria, il “Testo Unico Ambientale”, Decreto Legislativo n152 del 2006.
- Per un piano di risarcimento economico, bonifica e monitoraggio sanitario, che produca posti di lavoro nel e per il territorio, che significhi riqualificazione delle sue aree dismesse e degradate, conversione economica verso nuove fonti energetiche rinnovabili e pulite. Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Ancona nel processo per disastro ambientale non è stata violata solo, e in modo sistematico e reiterato, l’AIA e la normativa vigente a tutela dell’ambiente, ma nello specifico anche il Decreto ministeriale nr.5258 del 23 settembre 2014 circa la reale efficacia della messa in sicurezza operativa e delle misure di bonifica delle acque e del suolo (MISO), cui l'Api era tenuta ad adempiere da oltre dieci anni. A suffragio di ciò allo stato attuale è anche in corso da parte del Ministero un riesame di dette bonifiche private MISO. Reclamiamo una messa in sicurezza d'emergenza del sito attraverso il suo affidamento al Commissario Unico per le bonifiche.
- Verso una transizione energetica ed ecologica ancora possibile, che dovrà essere popolare, se risponde ai bisogni immediati e comuni, economica e alla portata di tutti, quando rilancia le potenzialità dei luoghi e detta un cambio di sistema, partecipata, perchè nasce nella pratica dei presidi e delle assemblee, dei comitati e dei movimenti.