Il vento non si ferma e quando soffia narra di speranze e spazza via le contraddizioni.
Il 4 novembre i compagni del Collettivo Studentesco e del Mezzacanaja hanno occupato uno stabile pubblico, da anni non utilizzato e messo all'asta dal Comune di Senigallia. Uno spazio che invece di divenire patrimonio privato diventa, con il loro atto, un bene comune da preservare e tutelare.
Sottrarre luoghi alla rendita e al profitto significa aprire spazi di libertà collettivi. Soprattutto nella nostra regione dove il potere economico e politico è riservato e lottizzato da cricche di interesse.
Oltre però alle lobbies affaristiche e alle loro autotutele, c'è il 99% della popolazione che vede i propri diritti sempre più oltraggiati e calpestati.
La crisi economica ed occupazionale che invade i nostri territori trova i suoi più nefasti riflessi nelle condizioni di vita di tantissimi uomini e donne che hanno perso il loro lavoro, il precariato diffuso da condizione materiale diventa esistenziale, la scuola pubblica è ostaggio di una terribile riforma e l'isolamento delle soggettività è imposto comeparadigma del nostro tempo.
Liberarsi da queste costrizioni è per noi reale e immediata, produzione di comune. Questi giorni a Senigallia i compagni e tanti studenti hanno voluto far sentire la propria voce, un urlo che attesta un'esistenza che nessuno, Sindaco Mangialardi in testa, può far finta di non vedere.
L'Arvultùra, la tempesta improvvisa, nasce da esigenze ben precise e porta con sé idee di autogestione e di produzione politica.
In un momento in cui gli spazi di socialità vengono compressi e sottoposti al tribunale mediatico e repressivo, aprire fornaci di idee collettive è un atto di resistenza. Doveroso, da sostenere senza alcuna remora.
Non solo però siamo solidali con i compagni di Senigallia, ma il nostro cuore è con i loro corpi, perché noi siamo loro e siamo consapevoli che l'incessante creazione di luoghi di aggregazione, produzione e confronto sia lo stimolo più importante per la costruzione del domani.
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