“La catastrofe è la condizione di vita e il modo normale di esistenza del capitale nella sua fase finale”. (Rosa Luxemburg)
Siamo contro la guerra, non siamo pacifisti.
La guerra è la manifestazione più brutale e violenta del dominio di classe. E’ lo sfruttamento nella sua forma più intensiva e contemporaneamente estensiva. E’ ontologia del capitale, il più brutale processo di distruzione e creazione. La guerra è l’esito logico di ogni suprematismo, di ogni nazionalismo, di ogni sovranismo: è immanente alla forma stato stessa, alla sua inalienabile volontà di dominio sull’altro da sé per domarlo, annichilirlo, annetterlo. Affermazione di potere, non di potenza.
Siamo contro la guerra perché crediamo fermamente nell’autodeterminazione dei popoli, nel loro diritto a rivendicare autonomia e indipendenza. Questo vale per la società ucraina, nei confronti dello stato aggredito come di quello aggressore, come vale per il sostegno popolare alle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk.
Siamo contro questa guerra, perché siamo contro ogni forma di occupazione militare di un territorio. Non siamo noi a dover riaffermare il diritto delle popolazioni ad opporsi: è un fatto che si esercita. Ogni popolazione si difende, se può e come può, da un’aggressione, a Kiev come nel Donbass. Ma sono le effettive condizioni di possibilità a fare la differenza. Ciò che desta inquietudine sono le disgraziate sorti di questo lembo di terra, che sembrano avviluppare anche pulsioni di emancipazione. Sorti inestricabilmente legate ai feroci processi di accaparramento delle ricchezze e di ridefinizione del potere dopo la dissoluzione dell’Urss, condotti spesso nell’ombra e a mano armata.
Continua su Glomeda.org