La replica dell'Ambasciata dei Diritti di Falconara sul Cie e la proposta di CRC di Don Giò:
Contro il Cie di Maroni, verso nuove pratiche di cittadinanza
Pensiamo che la malaugurata installazione del CIE delle Marche a Falconara non sarebbe altro che la naturale conseguenza della politica sociale e dell'immigrazione di questa amministrazione comunale. Il suo “no” sull'argomento assomiglia infatti molto ad un “si”, dettato cioè da un mero ritorno monetario.
La naturale conseguenza del definire l'immigrazione cittadina “inquietante” al momento di insediamento della Giunta, degli inseguimenti ai bambini afghani in fuga dalla guerra, delle discriminazioni in fatto di sovvenzioni sociali per indigenti nell'accesso ai fondi di solidarietà, e dei tanti fatti di criminalizzazione e istigazione alla paura e alla diffidenza di questi ultimi anni.
Noi non diciamo che vada tutto bene, che l'immigrazione non produca questioni complesse, anzi: ma la questione vera è come risolverle. Nel nostro piccolo da quattro anni, l'Ambasciata dei Diritti di Villanova, sta organizzando, tra gli altri interventi, corsi di italiano per migranti e consulenze relative al permesso di soggiorno e ai tanti e tortuosi rapporti con le pubbliche amministrazioni: attività autogestite, gratuite, volontarie, condotte dagli attivisti del Kontatto, da insegnanti di lingue, da avvocati e tirocinanti, da assistenti sociali volontarie. Pensiamo sia un valore aggiunto non solo per gli utenti, gli immigrati falconaresi o dell'hinterland, ma anche per i cittadini tutti. Perchè non valorizzare queste, come altre, esperienze positive cittadine. Piccoli passi verso una più agevole integrazione, reciproca condivisione, accoglienza solidale. Cosa c'è di meglio che far conoscere la nostra lingua e la nostra cultura, la nostra Costituzione, e magari apprendere dagli immigrati le loro usanze e tradizioni!
Nulla tra l'altro chiediamo all'Amministrazione in termini di contributi, benchè trattasi di servizi di utilità sociale alla Città, se non di lasciarci fare quello che stiamo facendo: da circa due anni invece la nostra permanenza nella sede delle ex Scuole Lorenzini di Villanova resta permanentemente nell'incertezza, problema comune a molte altre associazioni falconaresi, al punto che non sappiamo se il nuovo corso del 2010-2011, di cui nel mese di ottobre sono aperte le iscrizioni, potrà continuare in quella sede, oppure altrove. Insieme ad altre associazioni abbiamo richiesta alla Consulta delle associazioni di volontariato, finalmente insediatasi dopo oltre un anno, di valutare le problematiche legate al regolamento delle associazioni falconaresi e all'utilizzo degli spazi pubblici cittadini.
Per questo condividiamo e sosteniamo la “lettera a Maroni” di Don Giovanni Varagona, anzi ci piacerebbe invitarlo alla riunione delle rete di associazioni falconaresi “Falconarainrete”, che si terrà la prossima settimana all'Ambasciata dei Diritti di Villanova.
La rete, composta da una ventina di Associazioni era nata circa due anni fa proprio come risposta propositiva e alternativa alla questione sicurezza, al tema delle ordinanze autoritarie, alle ronde e al rischio del Cie a Falconara.
Per continuare a “sognare”, e magari per iniziare a costruire, un luogo comune che produca nuove pratiche di cittadinanza; e perchè no, proprio a partire da uno dei tanti posti dismessi e sottratti alla Città, che fu la prima ipotesi di collocazione del Cie, non delle Marche, ma del Ministro Maroni.
Un'unica puntualizzazione ci sentiamo di avanzare, per arricchire sin da subito il dibattito: oggi un discorso di cittadinanza, termine tutto da ridiscutere, va agito in forma aperta e moltitudinaria.
Non si tratta solo di accogliere i migranti; questo è uno dei mille rivoli di un fiume di idee e pratiche concrete che vogliamo sempre più in piena. Oggi la crisi che sta spazzando le nostre coste muta completamente l'ordine sociale, e trascina larga parte di questo paese in forme di povertà ed imbruttimento sconosciuti. E' necessario ricostruire un luogo comune che guardi alla complessità delle dinamiche sociali e che parli di lavoro e di diritto al reddito, di migranti e multiculturalismo, di condivisione partecipata dei beni comuni, di lotta alla rendita e alla speculazione: migranti, lavoratori in cassa integrazione, precari, disoccupati, giovani senza futuro, discriminati in senso lato, reti autorganizzate di difesa del territorio e dei beni comuni. Saranno loro i protagonisti di questa ennesima resistenza, di questo nuovo risorgimento. Solo loro, tutti questi mille volti insieme, sarebbero in grado di incarnare e realizzare questo “sogno”. Per ora stop, si va a Roma. Uniti contro la crisi!
15 ottobre 2010