No ronde, no CIE, un'alternativa alla cultura securitaria: il lungo cammino delle associazioni a Falconara

In controtendenza rispetto alla tendenza generale, non solo grazie alla rude volgarità con cui la nuova giunta di destra Brandoni cerca di imporre la sua politica (apertura alle ronde, esercito per il monitoraggio dell'ordine pubblico, assenzo alle nuove centrali api e al cie marchigiano, rifiuto di cantare Bella Ciao il 25 aprile, e molto molto altro…), a Falconara al cultura e la pritica securitaria ha trovato un argine importante nella fondazione di una rete plurale e complessa che raccoglie la pressocchè totalità (si parla di una Città di 30mila abitanti, praticamente di un nodo periferico e infrastrutturale del capoluogo marchigiano anconitano…), delle associazioni impegnate sul sociale. Questa rete, rappresentando la voce della protesta avulsa dalle dinamiche partitiche e forte dell'esperienza sul campo, ha saputo arginare e mettere in profondo imbarazzo il dispiegamento dei dispositivi securitari in Città. Da marzo, dopo le ultime dichiarazioni mediatiche sulla possibile istallazione dei CIE a Falconara, nonostante i molti blitz mediatici, la giunta Brandoni non è riuscita ha dare sfogo ai propri propositi securitari, dovendo più volte fare marcia indietro e mostrando apertamente alcune crepe e divisioni. Il 29 giugno scorso, dopo l'avventata firma del Protocollo sulla Sicurezza tra Comune e Prefettura (scarica il documento), le 16 associazioni sono state ricevute e hanno preso parola in una audizione pubblica che riuniva due commissioni (sicurezza e affari sociali): il Sindaco ha preferito defilarsi, mentre la maggioranza ha aperto ad una revisione del protocollo (1,2,3).

 Il lungo cammino verso un'altra Falconara tutta da ricostruire continua…

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